Sono passati 132 anni dalla nascita ufficiale del Primo Maggio e l’emergenza sanitaria provocata dal Coronavirus ha rimesso in discussione le modalità di celebrazione della festa che unisce i lavoratori di tutto il mondo. Per la seconda volta la ricorrenza si svolge nel bel mezzo di una pandemia e in una situazione socio-economica che registra dati preoccupanti.
Il 2020 infatti ha visto un consistente calo occupazionale. Secondo i dati Istat di febbraio sono andati persi 945 mila posti di lavoro. La diminuzione – ha rilevato l’istituto – “coinvolge uomini e donne, dipendenti (590 mila) e autonomi (355 mila) e tutte le classi d’età”. Il tasso di occupazione scende, “in un anno”, del 2,2%. Mentre il tasso di disoccupazione giovanile si attesta al 31,6%.
I dati negativi però si inseriscono in un contesto fatto anche di nuove opportunità perché, come ha ricordato il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella in un recente messaggio, “grazie all’importante scelta compiuta dalle Istituzioni europee disponiamo di risorse che possono aiutarci non soltanto a ripartire, ma anche a promuovere un autentico salto in avanti, una rinascita della nostra comunità”.
Il Primo Maggio precede di nove giorni la Festa dell’Europa, che viene celebrata ogni anno per l’anniversario della storica dichiarazione di Robert Schuman. Il 9 maggio 1950 infatti l’allora ministro degli esteri francese aveva esposto la sua idea di cooperazione politica per l’Europa
Nel 2021 questa festa è anche un’occasione per riflettere sul “salto in avanti” possibile per il lavoro. Si tratta di un’opportunità nata dalla rinnovata cooperazione tra i paesi della comunità europea.
“Il nostro auspicio è che dopo tanta sofferenza e tanti sacrifici con l’impegno di tutti: cittadini , Istituzioni, categorie economiche e sociali possiamo costruire un futuro prossimo degno del nostro Paese e nell’interesse generale a partire dai giovani”
La storia del Primo Maggio
Un momento collettivo per ricordare i diritti sociali, nato in un’epoca in cui non venivano riconosciuti o garantiti. Quando per molte persone la quotidianità era rappresentata da 16 ore di lavoro.
Il Primo maggio nasce ufficialmente il 20 luglio 1889, a Parigi, nel corso della Seconda Internazionale socialista. Nella capitale francese i partiti socialisti e laburisti decidono di organizzare “una grande manifestazione”, “simultaneamente in tutti i paesi e in tutte le città, nello stesso giorno”. L’obiettivo era quello di coinvolgere i lavoratori e chiedere “alle pubbliche autorità di ridurre per legge la giornata lavorativa a otto ore”.
La data che viene scelta per celebrare la Festa dei Lavoratori è il Primo Maggio e prende spunto da un episodio avvenuto tre anni prima, nel 1886, a Chicago.
Nella città nordamericana una grande sciopero – era stato indetto in tutti gli Stati Uniti – coinvolse migliaia di operai che chiedevano e rivendicavano condizioni lavorative umane e migliori. La protesta, iniziata appunto il primo maggio, durò tre giorni e culminò poi in un fase di scontri tra manifestanti e polizia. Undici persone persero la vita in quello che sarebbe passato alla storia come il massacro di Haymarket (è il nome della piazza in cui si svolse il raduno).
La tradizione del Primo Maggio inizia così: un appuntamento al quale il movimento dei lavoratori si preparerà sempre di più e con maggiore consapevolezza. La rivendicazione originale delle otto ore viene messa da parte e ha lasciato il posto, nel corso degli anni, ad altre richieste.
Dal 1947 la Festa del Lavoratori diventa ufficialmente ricorrenza nazionale in Italia.
Curiosamente non lo è negli Stati Uniti, il paese della grande manifestazione di Chicago e del massacro di Haymarket. Negli Usa la Festa dei Lavoratori si celebra il primo lunedì di settembre.
Riccardo Pieroni