L’Amministrazione del Comune di S. Romano nel 1989, Sindaco il Dr. Eugenio Mariani decise di prendere in considerazione la possibilità di utilizzare per scopo idroelettrico le acque di alcuni tra d numerosi Torrenti che solcano il suo Territorio.
Tale ricchezza d’acqua, i dislivelli con notevoli differenze di quota, l’ampia possibilità di canalizzazioni in territori liberi da insediamenti industriali o abitativi costituivano requisiti ideali per creare un sistema di produzione di energia elettrica, la più sana e pulita delle fonti di energia finora concretamente ed economicamente utilizzabile.
Oltre a fattori naturali, la realizzazione degli impianti idroelettrici è stata resa possibile dall’attivazione di finanziamenti di importo superiore nel complesso a 4 miliardi, che l’Amministrazione Comunale ha immediatamente utilizzato per lo scopo.
Un ringraziamento va a tutti i Consiglieri nelle persone dei
Signori:
Crudeli Elio -Vice sindaco
Valdrighi Luigi -Assessore
.Giorgi Pierluigi -Assessore
Franchini Guido -Assessore ~
Marovelli Graziano, Satti Lorenzo, Dini Stefania,
Giaccarini Maria Teresa, Marchi Gian Claudio,
Masotti Giuseppe, Satti Mario, Guidi Guido,
Pieri Amedeo, Morganti Francesco -Consiglieri
La possibilità di creare un sistema idroelettrico integrato nel territorio del Comune di S.Romano è in grande parte legato alla circost’anza che le aree dei bacini interessati dagli impianti sono in prevalenza costituite da formazioni di macigno ricoperte da una fitta vegetazione e da boschi. La natura prevalentemente impermeabile dei terreni e la densa copertura vegetale, unitamente alle caratteristiche pluviometriche ed idrogeologiche della Alta Garfagnana, permettono di sottolineare che gli alvei, che solcano tali terreni, sono interessati da acque perenni; in particolare le indagini idrologiche hanno evidenziato, infatti, che le curve di esaurimento di durata delle portate dei vari alvei si presentano molto allungate estendendosi a tutto l’arco dell’anno. Tale constatazione è stata senza dubbio l’elemento fondamentale che ha convinto sia il Progettista sia l’Amministrazione Comunale che la Regione Toscana a intraprendere la realizzazione di un progetto economicamente remunerativo; nella preliminare fase di indagine le caratteristiche geomorfologiche, l’uso del suolo dell’intero bacino, il regime delle acque superficiali che interessano gli alvei a servizio del sistema hanno permesso di prevedere che la costruzione e l’esercizio delle due Centrali non avrebbero prodotto se non lievi turbamenti sull’ecosistema. Peraltro l’esercizio di questi anni ha pienamente confermato tale previsione.
In definitiva l’ avere concretizzato un progetto di mini centrali idroelettriche, attraverso la utilizzazione delle proprie risorse energetiche, ha permesso al Comune di S.Romano di condurre a termine una iniziativa di carattere sia economico che sociale, la quale al tempo stesso non ha avuto e non ha assolutamente
effetti negativi sul piano ambientale.
In sintesi il sistema di produzione di energia idroelettrica di S. Romano è costituito da due distinte Centrali che utilizzano le acque di quattro differenti torrenti, che scorrono nell’alta Garfagnana.
La prima Centrale (Centrale del Bosco) è ubicata in località
Madonna del Bosco ed utilizza le acque seguenti:
-Acque del torrente Remonio (con presa a quota 875 m)
-Acque del torrente Verrucole (con presa a quota 855 m)
Le acque, captate dai due torrenti grazie a due prese di fondo, sono addotte con due condotte forzate, aventi ambedue un’ diametro pari a [D= 300 mm], ad una unica vasca di carico incalcestruzzo posta a quota [Hs= 835 m].
La Centrale di Madonna del Bosco fa quindi parte di un impianto ad
acqua fluente con semplice vasca di carico, senza alcuna funzione
di compenso.
Dalla vasca di carico le acque sono convogliate, con una unica condotta forzata, avente diametro [D= 400 mm], alla turbina ad azione Pelton ad un getto della Centrale del Bosco a quota [655 m]. Il bacino idrografico sotteso dalla Centrale di Madonna
del Bosco ha un’area complessiva pari a 3.8 km2
La seconda Centrale (Centrale di S.Romano) si trova a ridosso del Fiume Serchio ed utilizza le acque seguenti:
-Acque di restituzione della Centrale del Bosco
-Acque del torrente Covezza di S.Romano
-Acque del torrente Covezza di Corfino
Tutte le acque sono raccolte nel bacino di compenso, creato da una apposita traversa di sbarramento localizzata a Madonna del Bosco, subito a valle della prima Centrale; il pelo libero del serbatoio si trova ad una quota pari a circa [645 m].
La Centrale di S.Romano fa quindi parte di un impianto a bacino con serbatoio di compenso avente durata d’invaso pari a circa[T= 12 ore].
Dal bacino ,di compenso le acque sono convogliate, con una condotta forzata in acciaio saldato protetta passivamente da tela bitumata ed interrata in apposita cunetta del diametro pari a [D= 600 mm], alla turbina ad azione Pelton a due getti della Centrale di S.Romano, posta a quota [Hr= 375 m]. Il bacino idrografico complessivo sotteso dalla Centrale di S.Romano ha un’area complessiva pari a 12.1 km2
Effetti sull’Ambiente
Per quanto riguarda gli eventuali effetti negativi che la realizzazione delle due Centrali può avere sull’ambiente circostante si deve sottolineare, in via preliminare, che la produzione di energia idroelettrica non produce, in generale, rifiuti e non necessita di trasporto con automezzi della materia prima e della materia finita; quindi le centrali idroelettriche ed i manufatti ad esse connessi con la loro presenza non arrecano gravi e sensibili squilibri all’ecosistema antropico.
In particolare, data l’importanza che sempre più va assumendo la valutazione dell’effetto che può avere sull’ambiente circo stante la realizzazione di un nuovo impianto, è opportuno sottolineare che la creazione dei due Impianti di Madonna del Bosco e di S.Romano, utilizzando l’energia “pulita” e “rinnovabile” della acqua di alcuni Torrenti della Garfagnana, risponde ad una domanda che altrimenti andrebbe soddisfatta facendo ricorso a fonti energetiche non rinnovabili, le quali sicuramente produrrebbero un inquinamento complessivo più elevato e che comunque avrebbero un impatto negativo assai maggiore di non quanto sia quello imputabile ai due Impianti ed allo sbarramento ed all’invaso di Madonna del Bosco.
Come già in precedenza osservato la costruzione dei due impianti ha comportato, dopo alcune fasi preliminari di rilievo topografico e di picchettamento, la realizzazione delle seguenti opere principali:
-due prese di fondo,
-una vasca di carico in calcestruzzo dove si attestano le
condotte in pressione alimentate dalle due prese di fondo,
-le condotte in pressione in tubazioni in acciaio in parte
appoggiate sul terreno ed in parte interrate,
-alcune selle di appoggio ed alcuni blocchi di ancoraggio
per sostenere le condotte e per assorbire le spinte,
-gli edifici delle due Centrali,
-quattro briglie di sistemazione del fondo alveo,
-una traversa di sbarramento a valle della confluenza tra
Il Covezza di S.Romano e il Covezza di Corfino.
In sintesi, ad eccezione della traversa, si tratta di opere e di manufatti di modeste dimensioni, che sono stati ben inseriti nell’ambiente.
Per quanto riguarda la traversa la sua localizzazione inte ressa una zona già morfologicamente dissestata sia a causa della natura torrentizia delle acque defluenti sia in conseguenza dei
15 fenomeni idrodinamici localizzati dovuti alla confluenza. I terreni circostanti l’invaso creato dallo sbarramento risultavano caratterizzati, già prima dell’intervento, da formazioni rocciose, da grossi ciottoli e blocchi ed erano ricoperti da una vegetazione ripariale di natura arbustiva rada e di scarso pregio. Pertanto la scelta dell’ubicazione dello sbarramento in un sito di scarso
pregio, le dimensioni volumetriche e planimetriche dell’invaso di entità limitata e contenuta e l’esercizio della stessa Centrale di Madonna del Bosco assicurano che nel suo complesso l’opera non avrà effetti su vegetazione, flora e fauna, nè a monte nè a valle. Infine si deve osservare che l’insediamento degli edifici delle due Centrali in aree di modesto valore ambientale e paesag-
gistico garantiscono un impatto trascurabile.
Per quanto riguarda il “rilascio” di una portata minima da lasciare defluire comunque a valle della traversa, necessaria per assicurare un “deflusso minimo vitale” in grado sia di garantire un corretto assetto ambientale sia di rispettare le esigenze igienico-sanitarie, in mancanza di una apposita normativa della Regione Toscana è stata tenuto presente il D.P.R. 11-4-86 della
Provincia autonoma di Bolzano, che impone un contributo unitario minimo pari a [q =2 1/s/km2]; pertanto la portata minima di rilascio garantita a valle della traversa, portata scaricata grazieallo scarico di fondo del manufatto, è pari a circa [Qr= 16 l/s].
Vedi qui sotto la diapositive di presentazione del sistema: